Rehabilitar habilitar una esperanza posibilitar un lugar un encuentro habitar un espacio un tiempo abrir los ojos a media caña respirar oler cada mañana caminar por las nubes regar los cipreses coger un puñado de arena sembrar la tierra con el viento oler oler la vida quedarse inmóvil viendo pasar las nubes... MOLER LA VIDA.
El tema central de este Blog es LA FILOSOFÍA DE LA CABAÑA y/o EL REGRESO A LA NATURALEZA o sobre la construcción de un "paradiso perduto" y encontrar un lugar en él. La experiencia de la quietud silenciosa en la contemplación y la conexión entre el corazón y la tierra. La cabaña como objeto y método de pensamiento. Una cabaña para aprender a vivir de nuevo, y como ejemplo de que otras maneras de vivir son posibles sobre la tierra.
viernes, 24 de diciembre de 2010
El Refugio de Pier Paolo Pasolini
Torre di Chia
Il rifugio di Pasolini un patrimonio da difendere
Nei pressi di Viterbo, mentre gira le prime sequenze del Vangelo secondo Matteo, Pasolini visita un fortilizio medioevale abbandonato. Se ne innamora. È la primavera del 1964. Nel 1966 scrive che vorrebbe andare a vivere dentro quella Torre che non può comprare, "nel paesaggio più bello del mondo, dove l'Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri". Al poeta sembra che in quel luogo incantato la natura abbia giocato a fare il verso all'arte, illusa innocenza d'un cosmo perfetto e gioioso.
È Torre di Chia. Superata Bassano in Teverina e prima del bivio per Bomarzo con il suo antico bosco popolato da mostri di pietra, ecco un puntino e una scritta minuscola ad indicare il borgo ormai semiabbandonato. Un borgo, così malinconicamente affascinante, in cui le case restaurate stanno fianco a fianco con i ruderi carichi di secoli, nelle cui fondamenta sono evidenti tracce etrusche. Su diverse porte scardinate, sui mattoni, sul legno modellato dal tempo, la mano gentile di un abitante del borgo ha scritto, con grafia regolare e senza lasciare firma, poesie, testi di canzoni, frasi in libertà.
Aggirandosi in questo Parnaso silenzioso, dove anche i muri sanno farsi leggere, ci si ritroverà necessariamente nella parte alta del colle, tra i ruderi del Castello con di fronte un ampio panorama, e ci si renderà conto che Chia è costruita proprio nella classica "collocazione etrusca", sulla cima di un altipiano circondato da profonde e selvagge forre, da cui sale il rumore dei torrenti che nel medioevo muovevano le macine dei mulini, di cui ancora oggi restano testimonianze. È un mondo umido e nebbioso, romantico, dove la realtà cede facilmente all'immaginazione.
L'acquisto della Torre si realizza nell'autunno 1970. Pasolini provvederà al restauro, e vi soggiornerà spesso negli ultimi anni di vita. Costruì ai piedi della Torre una casetta con grandi vetrate, un luminoso studio e una cucina. Negli ultimi tre anni della sua vita visse sempre più spesso a Chia, lavorando ad un romanzo, Petrolio (Einaudi), rimasto incompiuto. Spedirà da lì non poche delle sue Lettere luterane: l'estrema denuncia dell'apocalisse antropologica (le aberranti derive culturali indotte dal potere neocapitalista sul tessuto più intimo della vita nazionale, sul millenario patrimonio artistico, sul paesaggio agrario e sulla forma delle città). Intimamente connessa e necessaria a questo tema sarà l'appassionata, profetica invocazione del Processo alla corrotta casta democristiana, colpevole d'un "errore di interpretazione politica che ha avuto conseguenze disastrose nella vita del nostro paese".
"C'è da salvare la città nella natura. Il risanamento dall'interno. Basta che i fautori del progresso si pongano il problema. Questa regione, che per miracolo si è finora salvata dalla industrializzazione, questo Alto Lazio con questa Viterbo e i villaggi intorno, dovrebbero essere rispettati proprio nel loro rapporto con la natura. Le cose essenziali, nuove, da costruire, non dovrebbero essere messe addosso al vecchio. Basterebbe un minimo di programmazione. Viterbo è ancora in tempo per fare certe cose. [...] Quel che va difeso è tutto il patrimonio nella sua interezza. Tutto, tutto ha un valore: vale un muretto, vale una loggia, vale un tabernacolo, vale un casale agricolo. Ci sono casali stupendi che dovrebbero essere difesi come una chiesa o come un castello. Ma la gente non vuol saperne: hanno perduto il senso della bellezza e dei valori. Tutto è in balìa della speculazione. Ciò di cui abbiamo bisogno è di una svolta culturale, un lento sviluppo di coscienza. Perciò mi sto dando da fare per l'Università della Tuscia".
Questa è una parte dell'intervista rilasciata da Pasolini, sotto la Torre di Chia, al giornalista Gideon Bachmann, e pubblicata a pagina 3 del Messaggero di domenica 22 settembre 1974. Una profezia che calza a pennello contro il tentativo di devastazione, a mezzo cementificazione, della deliziosa e caratteristica Valle dell'Arcionello. E non è il giudizio o la raccomandazione di una persona qualsiasi. Si tratta di un indirizzo politico, sociale e civile, lasciatoci in eredità da un grande poeta, scrittore e regista. Uno di quelli che, come ha affermato Alberto Moravia, "ne nascono soltanto due o tre in un secolo!".
E Pasolini ha amato veramente Viterbo e la Tuscia, senza lamentarsi di aver sottratto tempo ai suoi impegni personali: instaurò un rapporto proficuo con il territorio viterbese e, tra l'altro, s'impegnò personalmente per ottenere il riconoscimento statale dell'allora Libera Università della Tuscia.
Lo fece per dare un maggiore sviluppo all'Alto Lazio, «spendendo» pubblicamente la propria immagine, e il proprio talento, manifestando a Roma, sotto e dentro la sede della Regione Lazio, a fianco degli studenti viterbesi. Fino ad oggi, a Viterbo, nessun grande evento ufficiale gli è stato dedicato. Nessuna via, nessuna sala, è intestata a lui. Solo colate di cemento passate e future.
Nel 1975, nella notte tra l'1 e il 2 novembre 1975, Pier Paolo Pasolini veniva assassinato ma la sua visione del mondo, il suo patrimonio culturale, il suo spirito vive ancora nella maggior parte delle persone che si sono schierate in difesa dell'Arcionello.
-----------------------------
Chia è una frazione di Soriano nel Cimino: un borgo di circa 400 persone posto a circa 300 metri di altezza sul livello del mare che si erge in posizione panoramica sulla valle del Tevere. L'antico nucleo (circa 1100 d.C.), seppure attualmente fatiscente e in completo abbandono, conserva ancora la sua pianta originale e ha un notevole interesse storico. I boschi sono disseminati di antiche tombe rupestri.
No hay comentarios:
Publicar un comentario